Democrazia diretta - di prof. Pasquino

Atene con Pericle e Roma nella monarchia

 

furono governate dalla diretta democrazia.

 

Tutti i cittadini in assemblea, con responsabilità

 

affrontavano i vari problemi della loro città.

 

Se uno parlava, erano scrutati il suo viso,

 

i suoi occhi, i movimenti delle mani, il sorriso.

 

Perciò anche la comunicazione era diretta,

 

non era virtuale, “cliccata”, era corretta.

 

Oggi un movimento denominato “5 stelle”

 

ci fa assistere veramente a delle belle.

 

Chiama democrazia diretta i clic in rete,

 

marchingegno con cui qualcuno fa monete.

 

Si decide, si sceglie, cliccando si vota,

 

ma la persona che lo fa non è a tutti nota.

 

Come è stata scelta, quale la sua cultura?

 

E’ sincera, è bugiarda. E forse una iattura?

 

La piattaforma “Rousseau” viene chiamata.

 

E’ un assurdo. E’ solo un’interessata trovata.

 

Rousseau, sostenitore della democrazia diretta,

 

non la pensava così – dammi subito retta-.

 

Erano necessarie assemblee tra cittadini,

 

che erano uno accanto all’altro, vicini.

 

La volontà generale ispirava le leggi approvate,

 

non la volontà di tutti, non virtuali ammucchiate.

 

I pochi dirigenti erano soggetti ai cittadini

 

e non come accade in tempi a noi vicini.

 

Non si era guidati da un comico o peggio

 

da un faccendiere di nome Casaleggio.

 

Inoltre, Rousseau ha sempre pensato e detto:

 

“La democrazia diretta è per un territorio ristretto

 

e non per una Nazione di grande dimensioni

 

che conta cittadini milioni su milioni.

 

Riepilogando: i pochi non sono i più,

 

i molti non sono “io, mammata e tu”.

 

Pasquino, maggio 2018